Famiglia Fantasma

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Lo sguardo maledetto degli spergiuriDurante la visione del documentario “Improvvisamente l’inverno scorso” ho appreso da Barbara Pollastrini che Ministri e Parlamentari giurano sulla Costituzione.

Ergo: Rutelli, Casini, Fini, D’alema, Veltroni, Binetti, Mastella ma addirittura anche il vostro presidente Napolitano: sono spergiuri. Perché hanno detto o lasciato intendere che la nostra Costituzione definisce il matrimonio come unione tra un uomo e una donna.

Tremo a dirlo, ma è così. Ho paura, ma è la verità.

Seprgiuri.

Maledetti speriguri.

Art. 29.

La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.

Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.

Da bertinotti un appoggio a metà. Come questo ovale. Meglio di niente...Il 4 Aprile Bertinotti parla agli omosessuali al Circolo Mario Mieli.

Alle Invasioni Barbariche, Bertinotti si vantava di aver raggiunto con Rutelli il compromesso sui cosiddetti diritti individuali – compromesso poi tradito da Rutelli.

Poi però ha sottoscritto il patto con Arcigay, un impegno diretto per il matrimonio agli omosessuali.

Le cose sono due: o l’ha fatto solo per farsi mettere nella lista delle persone “da votare” (un modo di dire veramente all’antica, ndb).
Oppure anche lui vuole prendere in giro la nostra innata credulità.

Comunque stiano le cose, con questo post voglio sfatare il mito dei diritti “individuali”, affinché chi partecipa all’incontro con bertinotti sia più preparato e competente.

Per farla breve inizio dalla fine: nella legislazione italiana, i diritti di gruppo non esistono. Forse con l’Action Class inizia ad esserci qualcosa del genere (non sono competente in materia). Ma per il resto, tutti i diritti delle persone fisiche sono diritti che discendono e si applicano all’individuo.

Ma procediamo per gradi.
Oggi tutti i partiti che parlano di diritti individuali, lo fanno lasciando intendere che sarebbero un “minus” rispetto a dei non meglio definiti diritti di un ente chiamato famiglia tradizionale – anche essa non meglio definita.

Da questo modo di ragionare, lo spettatore si fa l’idea che la famiglia sia un ente a sé stante che è giuridicamente rilevante e dal quale discendono quei famosi diritti che i coniugi hanno.

Nulla di più sbagliato. La famiglia non è un ente giuridicamente “osservabile”.

Premesso che non c’è in tutto il corpo legislativo la minima definizione di famiglia (né di matrimonio), il punto importante è un altro: per la giurisdizione la famiglia non è un soggetto giuridico a sé stante.
I diritti di famiglia discendono dai singoli coniugi presi singolarmente e dalla loro volontà e autodeterminazione di vincolare la propria vita a quella di un’altra persona.

I DIRITTI DEI CONIUGI SONO DIRITTI INDIVIDUALI. DELLA STESSA IDENTICA NATURA DI QUELLI CHE AVREMMO NOI CON I RIDICOLI CUS.

Detto in altre parole, i diritti individuali delle coppie di fatto non sono in contraddizione con i matrimoni omosessuali. Almeno: la contraddizione non c’è nei confronti della legge, ma delle ipocrisie dei politici.

Detto questo, lancio un appello agli omosessuali romani: come avete già fatto per Cantelmi, registrate anche Bertinotti. Perché vorrei essere testimone anche io.

Per il resto auguro a tutti i partecipanti di fare una bella esperienza, perché al di là dei miei toni volutamente provocatori, comunque questo incontro è un buon auspicio.

POST SCRIPTUM SULLA NATURA DEI DIRITTI:

Noi omosessuali abbiamo il diritto al matrimonio e alla famiglia in quanto esseri umani: siamo nati con questo diritto e nessuno può togliercelo mai, se non togliendoci la vita o la libertà.

Questo diritto che abbiamo, ci è riconosciuto dalla nostra costituzione, agli articoli 2, 3 e 29 della Costituzione.

Infine, veniamo impossibilitati all’esercizio di questo diritto dai nostri politici.

Il tema di questi post è tentare di fare un sunto (molto personale, non ufficiale) sugli interventi che più mi hanno colpito durante il congresso costitutivo dell’associazione raicale “CertiDiritti”. Qui potete vedere e ascoltare gli interventi integrali.
Oggi è la volta di Mario di Carlo, avvocato e collaboratore con la rivista Critica Liberale.

Nel suo intervento ha voluto spiegato prima di tutto i “trucchetti” con i quali viene manipolato il significato dell’articolo 29: artifizi letterali, interpretazioni della dottrina e quanto altro. Purtroppo le mie competenze non mi permettono di riportare il suo discorso senza stravolgerlo con strafalcionerie che la sua competenza non merita. Tutte le informazioni su questo argomento le trovate integrali e ufficiali qui.
Mi limito perciò a evidenziare qualche altra sua considerazione.
Secondo Mario di Carlo è strategicamente critico riuscire a facilitare il processo di assimilazione delle istanze LGBT nella giurisprudenza. Infatti attualmente la Corte Costituzionale non può considerarsi “coraggiosa” riguardo ai temi cosiddetti “eticamente sensibili”. Per questo lui si augura che prima di sollecitare un Suo interveto (tra l’altro atipico rispetto alle sue ordinarie mansioni) ci sia il tempo necessario per costruire un consenso diffuso in Cassazione e Corte Costituzionale. In questi ambienti deve ancora essere compiuto un adeguato approfondimento su questi temi del diritto di famiglia per le persone LGBT; non è ancora stata raggiunta una consapevolezza adatta all’ambizione di ricevere dalla Corte Costituzionale una conferma delle nostre istanze.
In questo senso, è importante valutare i punti di forza e i punti di debolezza di tutte le possibili strategie: così, infatti, determinati rischi possono trasformarsi in opportunità più concrete e meno aleatorie.

L’obiettivo, dunque è ambizioso: creare nel breve termine delle precondizioni che possano oliare il successo della via giudiziaria (o giurisdizionale) che vogliamo intraprendere. Infatti i giudici e il diritto lavorano per strati: conquista dopo conquista, sentenza su sentenza. Più precedenti ci sono, più è facile che la cassazione si esprima a favore delle nostre istanze.

Personalmente confido che nel gettare le fondamenta dell’azione strategica da intraprendere, Rete Lenford e Certi Diritti possano collaborare per questo obiettivo comune

Tanto spesso mi viene da dire: ci trattano come gli ebrei, a noi gay.

Paghiamo le tasse come e più degli altri, tra l’atro perché siamo considerati single contro la nostra volontà e autodeterminazione. In più veniamo maltrattati.
Le parole di Ratzinger e di altri uomini politici e di altri fantocci politici sono molto simili a quelli usati dal partito di Hitler 5 o 10 anni prima dell’olocausto.

Ebrei e omosessuali: entrambi abbiamo subito le torture dei lager, ma gli ebrei hanno il vantaggio di aver conquistato il diritto alla memoria, che noi non abbiamo. Come dire: siamo tutti d’accordo che gli ebrei non devono subire un altro olocausto. Quanto a rom, diversamente abili e omosessuali, meglio sospendere il giudizio.

Oltretutto, gli ebrei hanno un’altra caratteristica particolare: sono stati accusati sempre e da tutti di creare una sorta di stato nello stato, aterritoriale e dunque pericoloso. Accuse ridicole, inutile dirlo.

A questo punto, aggiungiamo un ingrediente a questa ricetta: la Lega Nord. Un partito che esiste solo perché fa comodo a chi ama la comodità di governare una nazione divisa. Quello che più mi stupisce della Lega Nord è che ha fondato addirittura un parlamento… Eh già: il Parlamento del Nord.
Del quale ogni tanto leggiamo sui giornali, come se fosse una cosa seria. Un parlamento doppio in Italia? Ma è veramente possibile?
Sì, è possibile.

Ma come, non è vietato? E’ come la storia dei matrimoni omosessuali: no, non è vietato!

E ora veniamo al punto: in tutto questo, noi gay che facciamo? Stanchi di stare sotto le gonne del PD (che poi si è capito che sono le gonne delle sottane degli alti prelati), cerchiamo giustamente convergenze, aggregazioni, lobbies…
Forse qualcuno spera nasca un partito, ma non ha l’ardire di dirlo.
Altri che lo temono e si apprestano a tirarsi indietro.

C’è poca voglia di osare tra i gay.

La mia proposta dunque è questa: PERCHE’ INVECE DI ARENARCI SU UN IPOTETICO PARTITO GAY NON FONDIAMO UN VERO STATO? Uno stato “anche” gay, con il suo parlamento eletto dagli italiani che si riconoscono in quei valori ormai esiliati dal parlamento di Roma.

A voi sembra una provocazione: per questo approfondirò la proposta con i dovuti dettagli. Ma per ora ricordate: un parlamento ha senso solo in misura della rappresentanza che lo nomina e lo delega. E dato che da poco è caduto il governo…

Cari lettori, come al solito, ho voglia di scrivere al presidente. E’ troppo grave quello che è accaduto al professore Luciano Maiani, la cui elezione apresidente del CNR è posta sotto ricatto per aver firmato la lettera al Rettore della Sapienza (ecco il resoconto ufficiale del Senato della Repubblica).

La lettera che ho stilato è al limite, e forse supera, il lecito. Quindi, prima di inviarla, sono pronto a ricevere i vlstri suggerimenti per poter stilare una lettera dura, chiara ma ineccepibile. Molti di voi sanno come parlare molto meglio di me. Dunque: vi chiedo collaborazione. Suggeritemi cmodifiche ad lcune frasi, o magari la parola più giusta.

Ogni vostro suggerimento è prezioso… Nel frattempo, potete sottoscrivere questa petzione a sostesgno dei firmatari.

Grazie mille.

Signor Giorgio Napolitano,

le scrivo per esprimerle il mio più profondo rammarico in seguito al linciaggio che il Senato della Repubblica ha perpetrato nei confronti del fisico Luciano Maiani, allontanando i tempi della sua elezione a presidente del CNR in quanto firmatario della storica lettera al Rettore della Sapienza (Rettore, tra l’altro, indagato per nepotismo).
Questo è un chiaro tentativo di intimidazione verso tutti gli intellettuali che esprimono per iscritto il loro disaccordo nei confronti del Papa.
Questo è il suo ennesimo silenzio così colpevolmente docile nei confronti di chi mette a repentaglio la libertà e la dignità dei cittadini Italiani, anche i più illustri, nel nostro paese.

Da oggi in poi, ogni sua preoccupazione sulla fuga di cervelli dall’Italia risulterà a tutti gli Italiani una palese impertinenza. Cos’altro dovrebbe fare una persona che dedica la sua vita non a Dio o al Papa, ma agli studi? Andare via dall’Italia. Questo resta. E la responsabilità è vostra. Il caso di Luciano Maiani ne è la prova.

Le sistituzioni italiane sono responsabili di un gave rischio: non tanto quello di pedere di vista il primato della laicità in Italia, piuttosto quello di perdere di vista lo Stato Italiano tout court. Ormai tutti i nostri politici sono invitati dal Papa e dai Cardinali ai quali si inginocchiano, baciano le mani e danno rassicurazioni sui programmi politici. Forse così si mantengono buoni rapporti con le istituzioni vaticane. Ma di certo non è così che si governa una nazione. Fin troppe volte mi sono vergognato delle mie istituzioni. Ma dopo il caso Maiani, sono preoccupato. Tutte le istituzioni italiane hanno paura della Chiesa. E’ questo che appare, lampante, agli occhi di ogni italiano: cattolico o laico, religioso oppure ateo, maschi o femmine che siano. Voi umiliate la nostra cittadinanza.

In particolare, è mio preciso dovere farle sapere che non ha mai avuto, e tanto meno lo avrà in futuro, il permesso di chiedere scusa al Papa in mio nome. Perché lei non ha il diritto di fare della mia cittadinanza, della mia dignità e del mio senso delle istituzioni quello che vuole.
La prossima volta, se proprio vorrà chiedere scusa al Papa, la prego di esprimere le scuse di tutti gli italiani tranne che di Gian Mario Felicetti. O, più verosimilmente chieda scusa da parte di tanti italiani. Ma non mi consideri, mai e per ne ssun motivo, un Italiano che chiede scusa al Papa.
Piuttosto è lui che dovrebbe scusarsi con gli Italiani e con le nostre istituzioni, nei confronti delle quali interferisce in continuazione, destabilizzando il clima politico e rendendo peggiore la vita di tanti cittadini che hanno bisogno di demorazia e diritti civili.

Le scrivo questa lettera spigolosa e quasi molesta perché quando le istituzioni ritroveranno il loro orgoglio, io ritroverò la dignità della mia cittadinanza, oggi tradita.

Cordiali saluti, ma soprattutto: coraggio. Faccia vedere che lei è Italiano e che ama l’Italia più della Chiesa.

Ma allora cosa vuole dire la Costituzione quando dice “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”?
Forse può  significare questo. Ammesso e non concesso che la famiglia abbia dei diritti in quanto ente a sé stesso, indipendente dai cittadini che l’hanno costituita, quali di questi diritti sono riconosciuti dalla Repubblica? Quelli che potrebbe imporre lo Stato? No. Solo quelli che la famiglia ha come realtà viva plasmata dalla società esistente a prescindere dalle leggi dello stato (questo è il significato vero di Società Naturale nel gergo giuridico).

Ora rimane da risolvere un ossimoro: come può essere che una società naturale (preesistente allo Stato) sia fondata su una istituzione Statale (il matrimonio)? Questo ossimoro si può risolvere solo se si interpreta questa frase come la volontà e l’impegno da parte dello stato di fare della famiglia ciò che i cittadini vogliono che faccia.

In un ottica di massima liberalità, visto che si tratta di diritti fondamentali della persona. Diciamo che il modo con cui la Repubblica si interfaccia con una società naturale è mediato dagli articoli 2 e 3 della Costituzione. Perciò, se una persona è contraria ai matrimoni omosessuali solo per principio, ma non perché ne riceva un danno effettivo (personale o familiare), allora questa contrarietà non può né deve essere recepita dalle istituzioni.

Forse questo post vi sembra una pura elucubrazione mentale, ma credo sia importante che gli omosessuali sappiano di cosa si parla quando si rivendica il diritto al matrimonio. Non dobbiamo farci prendere in giro.

Dobbiamo conoscere la legge dalla quale vogliamo essere riconosciuti.

Più volte si è detto che i matrimoni omosessuali fanno bene prima di tutto agli etero. Si capisce che dove ci sono famiglie omosessuali, tutte le famiglie sono più libere, più sane, più normali.
Ma non avrei mai pensato che questo paradigma dettato dal buon senso è in realtà un concetto ben istituzionalizzato e storicamente definito. Si chiama “Il diritto della famiglia”.

Riconoscere le famiglie omosessuali non solo significa affermare che in una democrazia non può esistere una famiglia di stato. Significa soprattutto che i diritti di famiglia sono aberranti ogni volta che limitano il diritto degli individui.
Proprio applicando questo criterio, in passato i diritti della famiglia hanno prodotto delle sofferenze che oggi consideriamo aberranti. Matrimoni combinati, Ius Primae Noctis, matrimonio riparatore, delitto d’onore (questi ultimi scomparsi solo pochi anni fa dal codice civile italiano). Poveri, donne e bambini sono quelli che da sempre subiscono i diritti della famiglia. Se oggi ci sono stupri, omicidi, e pedofilia familiare è anche grazie alle radici secolari (e tutte Cristiane) del “diritto della famiglia” come qualcosa che esiste al di là e magari al di sopra delle individualità di chi la costituisce  (un alien?).

Oggi al diritto di famiglia rimane poco di “positivo”. I cittadini italiani, in virtù dei diritti della famiglia, devono riservare parte della quota ereditaria ai familiari, anche se non vogliono. Ancora aberrante è constatare che sono i bambini (indifesi) quelli che più subiscono torti allucinanti dai diritti della famiglia: i figli illegittimi non possono avere parenti. I figli dei genitori omosessuali non possono avere due genitori, ma uno solo.

Tra tanta aberrazione, la Corte Costituzionale ha sentenziato che nessun diritto della famiglia può essere inteso come limitazione della libertà individuale. Tradotto: nessuno può sbandierare un eventuale “diritto” della famiglia ad essere esclusivamente  eterosessuale, se esistono cittadini omosessuali che rivendicano il diritto individuale di farsi una famiglia tanto quanto gli eterosessuali.

Chiunque si addentra un po’ nello studio dell’Articolo 29, viene a sapere che questo articolo, più di tanti altri, è un capolavoro di artifici logici e ossimori.
Leggendo un libro (Sante Ragioni) mi si è chiarito che i “diritti della famiglia” a cui si riferisce la Costituzione, non è tanto il diritto che i cittadini hanno di costituirsi una famiglia, quanto i diritti che la famiglia avrebbe come ente a sé stante, quasi fosse una realtà giuridica altra dai coniugi che la costituiscono.

Come al cane manca la parola, alla famiglia mancherebbe la Partita Iva.

Vedremo in un prossimo post quali sono questi presunti diritti della famiglia. Ora ci serve constatare che il diritto a costituirsi una famiglia è un diritto del singolo individuo.
Così come quello di dare la propria pensione alla persona con cui si sono condivisi i principali progetti di vita.
O di realizzare il proprio potenziale genitoriale e via dicendo.

Insomma, certi diritti, i diritti per cui ci battiamo noi GLBT, non provengono dal riconoscimento della famiglia, ma provengono dal riconoscimento della dignità personale di ogni persona/cittadino.

Quando rivendichiamo il diritto al matrimonio, perciò, ricordiamoci sempre che stiamo lottando per un torto commesso a noi come individui, e non come coppia.

Ora, i diritti individuali non ce li può e non ce li deve togliere nessuno. La battaglia che sembra giocarsi sui diritti della famiglia, si basa invece sui nostri diritti come persone. In questo sono lugubri le dichiarazioni di Ratzinger quando, nelle sue lettere pastorali affermava che gli omosessuali hanno dei diritti umani che possono essere “circoscritti e limitati” così come si fa per i malati e le persone socialmente perciolose (i detenuti).

Spero che ho reso chiaro a tutti la portata del rischio che corriamo ogni volta che un decreto legge antiviolenza non passa. Ogni volta che non si discute di Coppie di Fatto al comune di Roma. Ogni volta che un politico ci offende e gli altri stanno zitti.

Lo ripeto: il diritto a farsi una famiglia (diverso che il diritto di unirsi in matrimonio) è un diritto individuale. Il diritto di lasciare in eredità le proprie cose alla persona che si vuole, è un diritto individuale. Trascurare diritti simili è un po’ come trascurare il diritto alla vita. Non lasciamoci confondere da chi millanta che certi diritti discendono dal matrimonio e quindi sono diritti secondari… Certi diritti provengono dal fatto che siamo cittadini. Punto. Non esercitarli ci rende troppo vulnerabili di fronte al populismo dilagante dei nostri tempi.

Come anticipatovi, ho scritto una lettera al presidente della Repubblica. Sono gli auguri di buon anno. Per fare gli auguri e scrivere al presidente anche voi, questo è il link:  Attenzione che la lettera non può essere più lunga di 5000 caratteri.

Egregio Presidente della Repubblica,
le scrivo per porgere a Lei e Sua  moglie Clio i migliori auguri per un Felice 2008. Formulo i propositi per una esistenza sana, tollerante e aperta alla vita e ai valori del rispetto e della serena convivenza civile.

Una lettera al presidente per tutte le famiglie italianeGli auguri che Le rivolgo significano molto per me, cittadino italiano omosessuale, e per la mia famiglia, la quale ancora dopo anni e anni non ha nessun  riconoscimento legislativo.
I politici italiani sono sempre più distanti dalla vita e dai valori reali dei cittadini. Noi, gente comune, restiamo soli, nel silenzio. A costruire la nostra solidarietà e la pacifica convivenza con l’impegno di tutti i giorni.
Perciò mi auguro che almeno il Suo messaggio per il nuovo anno sia rivolto alle persone normali, e alle loro famiglie, qualunque e comunque esse siano. Mi auguro che Lei si rivolga anche alle famiglie fondate sull’amore tra due persone dello stesso sesso, e che lo faccia apertamente, senza distinzioni, che sarebbero prive di fondamento Costituzionale.
Ogni cittadino, infatti, ha il diritto di vedersi riconosciuto il diritto alla famiglia, perché la Costituzione (Art. 29) dichiara che ogni famiglia è una società naturale, ovvero, una realtà sociale che viene prima di ogni normalizzazione che possa essere imposta o promossa dalla Repubblica.

Tante famiglie, una sola libertàSignor Presidente, in Italia ci sono famiglie sposate con figli, famiglie sposate senza figli, famiglie sposate in cui uno dei coniugi è transessuale, famiglie sposate all’estero a cui viene negata la trascrizione in Italia dei loro matrimoni, famiglie con figli alle quali non è permesso di sposarsi (lasciando dei bambini innocenti in uno stato di non diritto che è inaccettabile), famiglie senza figli alle quali non è permesso di sposarsi, famiglie con figli che hanno deciso di non sposarsi, ma che non per questo non godono di quei diritti che la legge ancora non riconosce loro.

Le Istituzioni sane riconoscano in ciascuna di queste famiglie una risorsa necessaria, insostituibile e non negoziabile: il saldo fondamento della coesione sociale, della solidarietà umana e della convivenza civile. Ogni famiglia Italiana, anche omosessuale, costituisce quella speranza di pace e di onestà di cui il Paese ha bisogno.
Ogni singola famiglia che la Repubblica si sente in diritto di non riconoscere e di non tutelare è una sconfitta per la civiltà, una perdita per i valori civili e costituzionali, un’opportunità in meno di avere un mondo solidale e in pace.

Carissimo Presidente, mi congedo esprimendoLe il mio profondo sentimento di orgoglio, orgoglio di essere Italiano, così come di essere omosessuale, e chiedendoLe infine un atto esplicito, poche parole, che ribadiscano come davvero Lei sia il presidente di tutti gli Italiani. Quelli normali. Anche omosessuali.

Sinceramente.

Promessi sposi... e me promesse vanno mantenute!Matteo Pegoraro e Francesco Piomboni sono i promessi sposi del terzo millennio fiorentino. I primi italiani omosessuali a richiedere la pubblicazione degli atti presso il proprio comune, hanno ricevuto il decreto dal giudice ordinario. Qui trovate il comunicato stampa. In breve, questo il verdetto:  “Lecito è richiedere di sposarsi, anche tra uomini. Tuttavia non sta al giudice decidere, ma al parlamento. Intanto, se volete, potete farvi un contratto privato, visto che il diritto al matrimonio non è un diritto fondamentale costituzionale”.
La sentenza è un mix di spunti positivi, di bufale pazzesche e di giustizia sommaria. Ascoltate qui la conferenza stampa tenutasi ieri a Firenze. In attesa di una critica più precisa, sono orgoglioso di pubblicare questa interessante intervista a Matteo e Francesco: finalmente ieri li ho conosciuti (era uno degli obiettivi di questo blog) e sono stato onorato (!) di fare loro qualche domanda:

—–Secondo voi come va a finire questa storia della pubblicazione degli atti e del matrimonio. Alla fine, vi sposerete o no?
Francesco: Me lo auguro sinceramente, altrimenti non l’avrei mai fatto. Sicuramente ci vorrà del tempo, forse parecchio.
Matteo: Anche tanta pazienza: dovremo affrontare un iter legislativo molto ampio. Ora siamo in corte d’appello, e poi speriamo di arrivare per gradi alla Corte Costituzionale e ottenere così i nostri diritti.
Tuttavia sono fiducioso: il Canada, ad esempio, è arrivato al matrimonio omosessuale proprio attraverso i ricorsi che 9 coppie omosessuali hanno lanciato nelle varie partizioni territoriali canadesi la. La stessa cosa può avvenire anche in Italia, ma questo dipende anche da quanti saremo. Più saremo, più sarà facile vincere in questo modo.

—–Voi vi augurate che tante coppie omosessuali seguano il vostro esempio. Ma quanto è praticabile questa via? Quanto è facile trovare un avvocato nel proprio territorio che sia competente e determinato ad arrivare alla Corte Costituzionale?
Francesco: Abbiamo più volte lanciato un appello affinché giovani e meno giovani facciano nella loro città quello che noi abbiamo fatto qui a Firenze. Perché più siamo, più velocemente lo stato dovrà legiferare in materia.
Esiste una rete di avvocati e legali la cui legalità è vincere queste campagne sui diritti civili.
Tra l’altro sono avvocati che non chiedono nulla, anche se poi sta alla sensibilità del legale e dell’assistito.
Noi ci siamo appoggiati a questa rete che è a disposizione di chiunque voglia fare altrettanto.
Certo, deve esserci la voglia di intraprendere un percorso che può essere lungo anche alcuni anni. E’ un po’ faticoso, soprattutto quando, per lettera, ricevi l’ennesimo rifiuto: te lo aspetti, ma fa sempre un po’ dispiacere.
Tuttavia la possibilità concreta c’è, e c’è per tutti non solo per i più ricchi.
Noi per adesso abbiamo speso solo le marche da bollo (78 Euro ogni volta che si presenta un atto).
Infatti, fino alla corte di cassazione le spese procedurali sono gratuite, trattandosi – paradosso, ndr – di diritto di famiglia.

—–Dunque se ho capito bene: spese legali zero (grazie alle rete di avvocati). Spese processuali zero (per il diritto di famiglia). Perciò se una coppia si decide a chiedere la pubblicazione degli atti e anche a procedere per un percorso legale, può contattarvi per fare tesoro della vostra epserienza e appoggiarsi alla vostra stessa rete di porfessionisti?
Matteo: Certamente. E’ proprio quelle che voremmo che accada. Il nostro indirizzo email è mailto:francescoematteo@lastranafamiglia.it
Francesco: E il nostro sito: http://www.lastranafamiglia.it


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  • Nessuno.
Fiero di essere italiano. Fiero di essere gay.