Famiglia Fantasma

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Sto provando a stilare una bozza di decalogo per cambiare i paradigmi della lotta omofobica. Non è un lavoro facile, e poi non ne ho le competenze.

Per questo vi chiedo di aiutarmi, con i vostri contributi per renderlo efficace, coerente e privo di eccessi o revisionismi.

1) COLLABORAZIONE CON LE ISTITUZIONI – Per fare passi avanti nella comunità civile dobbiamo abbandonare la paura delle istituzioni. Chi ha paura non si mette in gioco!
Viva la polizia, viva i Carabinieri, viva il Giudice di Pace.
Andiamo nelle caserme e parliamo con loro. Facciamoci conoscere.

2) RISPETTO PER I NUOVI INTERLOCUTORI POLITICI – Per fare passi avanti dobbiamo riconoscere la dignità dei nostri interlocutori. Quella dignità che noi chiediamo proprio a loro. Per provare la nostra dignità noi non abbiamo bisogno di accusare nessuno, né di screditarlo, né di addossargli colpe non dimostrabili.

3) NON RIVENDICAZIONI MA IMPEGNI CIVILI – La rivendicazione intesa come protesta, come lamentela, o “pretesa” che qualcosa ci debba essere concesso non è vincente. Neri, donne, poveri: si sono tutti conquistati l’uguaglianza battendosi. Noi non ci possiamo esimere da questa “legge naturale” della democrazia. Ci sono sempre stati prezzi da pagare: mettiamoli in conto

4) DENUNCE SOCIALMENTE SOSTENIBILI – Facciamo denunce socialmente e psicologicamente sostenibili. La gente sa come evitare di essere ammorbata da denunce angoscianti, lamentele e attacchi polemici. Gli accenni al fascismo forzano la lettura delle nostre istanze in una ottica ideologica detrimente.

5) SE SIAMO DISPERATI, TACIAMO – Cercare consensi gongolandosi nella sindorme di onni-impotenza è un peccato mortale. Diffondere l’idea deprimente e falsa che “in Italia è impossibile” o che occorra “aspettare”, o che è colpa del Papa non serve a nulla. Se non abbiamo carattere, vero orgoglio, e non crediamo nei nostri obiettivi, è meglio che ci facciamo da parte. Per il bene di tutti.

6) L’OMOFOBIA NON E’ UN PROBLEMA DEI GAY – L’omofobia è un problema della maggioranza degli Italiani, non della minoranza omosessuale. Aiutiamo la cittadinanza italiana a prendere atto di questa realtà limitante e a farsene carico.
L’omofobia è un problema degli omofobi: questo è il messaggio da lanciare.
Se non saranno loro a guarire dall’omofobia (compresa quella interiorizzata) l’omofobia resterà sempre.

7) IL PROBLEMA DEI GAY E’ LA SEGREGAZIONE o APARTHEID – Il razzismo e la violenza scelgono preferiscono sempre più di esprimersi attraverso l’omofobia. Le conseguenze per noi sono segregazione, discriminazione. Gli effetti dell’omofobia sulle nostre vite: questo va denunciato. L’obiettivo delle nostre denunce deve essere uno solo: fare in modo che l’omofobia altrui non condizioni nè peggiori la nostra vita.

8) L’OMOFOBIA E’ UNA MALATTIA – L’omofobia è una malattia, che però non va curata a tutti i costi. Il clima omofobico diffuso ha un costo sociale. Chi è omofobo, resti pure tale: a spese dello Stato.

9) I DIRITTI NON SI IMPORTANO DALL’ESTERO – L’uguaglianza dei diritti non si importa dall’Unione Europea. Così come la democrazia non si esporta dall’America all’IRAQ. Noi italiani dobbiamo percorrere la nostra strada.

10) UNICO PUNTO FERMO: UGUAGLIANZA DEI DIRITTI – Mediare è stato un fallimento in passato. Lo sarà anche adesso.

Spero di ricevere tanti commenti che mi aiutino a stilare un decalogo che rappresenti veramente le idee di tanti che vogliono cambiare le abitudini di denunciare una omofobia in modo inefficace.

Ho letto su Gay Today un commento all’editoriale che condivido in pieno. Lo riprpongo, sperando di fare da cassa di risonanza. I grassetti sono miei.

In politica non si è mai proceduto, in nessun Paese e in nessuna situazione storica, da parte di qualunque gruppo o minoranza organizzata, portatori di qualsivoglia rivendicazione, con «attese». Le attese sono fatte per essere deluse, e le speranze sono quasi peggio delle attese: entrambe sono sinonimo di passività, di delega, di atteggiamento rinunciatario.

Io non so se in Italia esista realmente, già oggi, una «comunità» GLBT: credo però che siamo vicini a costruirla, e che è questo il primo passo politico da compiere. Ma come si può realizzare questo obiettivo, che, a ben vedere, precede ogni altro? Solo rendendosi profondamente consapevoli dei propri diritti, acquisendo piena coscienza dei nostri inalienabili diritti, civili e costituzionali. In ogni Paese d’Europa e del mondo la «comunità» GLBT si è potuta costituire e ha potuto essere portatrice di richieste di civiltà, di diritto e di verità solo nel momento in cui i suoi componenti hanno smesso di sperare, di attendere – se mai lo hanno fatto – e anche di agire da «utili idioti», portando un voto in cambio (appunto!) di promesse vaghe e malcerte, anziché di impegni solennemente presi e ratificati, e hanno trattato da pari a pari con i Partiti politici, i singoli rappresentanti del popolo in Parlamento, nei Comuni, in ogni Istituzione.

La nostra sfida è non può non essere che la fine della subalternità dell’Associazionismo Gay ai Partiti, la fine della pacata sottomissione in cambio di un’attesa (o di una poltrona). Dalla coscienza dei diritti civili e costituzionali delle persone omosessuali e transessuali consegue la delineazione di una piattaforma di rivendicazioni e richieste che si può riassumere in pochi, chiari punti:
matrimonio civile come diritto di tutti senza distinzione di sesso e orientamento sessuale;
Pacs;
no agli istituti speciali per soli omosessuali, cioè alle unioni-ghetto, che non sconfiggonoo smorzano l’omofobia ma la lasciano inalterata;
legge contro l’omofobia;
accesso all’adozione e all’affido anche a famiglie monogenitoriali e a persone omosessuali.

I gay e le lesbiche hanno il diritto di inscrivere le loro relazioni nel diritto e nella legalità. E la richiesta di questi diritti deve essere espressa congiuntamente, per quanto possibile, dalle persone omosessuali insieme con le persone eterosessuali, per acquisire una maggiore forza. E per far capire che un mondo più «decente» (per dirla con Zapatero) è un’enorme acquisizione di civiltà e dignità per tutti.

Aldo Brancacci

L’omofobia diminuisce le prestazioni sessualiSe sei omofobo, rischi l’impotenza.

Se odi chi non ti fa nulla di male, le donne si chiederanno perché hai sempre in mente solo i gay. C’è forse sotto qualcosa di poco chiaro? Perché ti fai il sangue amaro per nulla, quando potresti divertirci e fare tanti bambini con giovani puledre vogliose?

Forse è vero: un omofobo, in fondo, è un omosessuale represso. Le donne lo sanno. Magari non te lo dicono, ma lo sanno bene.

Più sei omofobo, più occasioni perdi di essere uomo. Virile.

D’altronde è matematico: più ti accanisci contro i gay, meno pensi alla passera e meno trombi. Alla fine la qualità dei tuoi spermatozoi diminuisce, e diventi sterile. poi dite alle coppie omosessuali che sono sterili….

E sinceramente, tante notizie di omofobia fanno passare la voglia di trombare anche a noi, perché ci abbassano il morale.

E allora, sai che ti dico? Perché non la smetti e ci divertiamo tutti quanti, in santa pace, ognuno come gli va? Se ti serve un preservativo, te lo presto io.

Su una cosa siamo d’accordo: vale a pena godersi la vita, senza tante menate.

Come dici? Vuoi una sigaretta?

Va bene, allora questa sigaretta, che è l’ultima, la passo a te.

Te la accendi tu, e la dedichiamo alla nostra salute.

L’omofobia crea un’elevata dipendenza. Non iniziare.L’omofobia crea dipendenza. Quando inizi, l’insicurezza inizia ad attanagliarti il cuore. Appena fai entrare l’omofobia nella tua coscienza, essa inizierà a divorare la tua serenità, la confidenza in te stesso. Avrai paura. E più paura avrai, più sentirai l’esigenza di altra omofobia da fare entrare.

E vedrai una stella polare, un riferimento, un’ancora di salvezza proprio chi è più omofobo di te.

L’omofobia causa una forte assuefazione. Quando inizi ad essere omofobo, poi hai bisogno di sempre più odio e violenza per sentirti a posto. Finché la tua vita ne sarà distrutta.

Se il tuo Papa ti invita ad essere omofobo, tu non essere sciocco. Non iniziare.

Questa sigaretta la dedico ai giovani dei movimenti ecclesiali. Coltivate pure la vostra fede, ma non cadete nella trappola di trasformare la vostra fede in uno strumento di razzismo sociale. Spesso la fede in Dio è legata ad una vigorosa sensazione di potere nella società. Ma vi auguro di non diventare mai come quelli che conquistano il loro potere sulle spalle della libertà e della dignità altrui.

E l’ultimo tiro è per quei giovani omosessuali che fanno parte dei movimenti ecclesiali: non rinnegate voi stessi. Se lo farete, Gesù (se esiste) vi rinnegherà. La Dottrina Sociale della Chiesa non vale più della sua Parola. Ma soprattutto non vale più della vostra coscienza, della vostra integrità. Siete belli e dignitosi così come siete. Accettatevi e fatevi accetare.

Proteggi i bambini - Non fare loro respirare la tua omofobiaEssere omofobi ha un elevatissimo costo sociale. Chi è omofobo e ha dei figli, carica sulle spalle di tutta la società un pesantissimo fardello. Il fardello di nuove generazioni cieche, cresciute ed educate fuori dalla realtà, in una campana di vetro che li renderà incapaci di convivere con chi non corrisponde all “favole” eterosessiste che gli sono state raccontate.

Nuove generazioni incapaci di interagire in modo agile ed efficace con la realtà. Nuove generazioni disadattate sociali: che non capiscono, che non accettano, che non sono sereni.

Se sei omofobo puoi smettere. E se non vuoi farlo per te, fallo per i tuoi bambini. Il tuo futuro. Il futuro della nostra italia. una italia anche gay. Una italia dove gli omosessuali si amano, fanno famiglie, a volte hanno anche figli.

Questa sigaretta la dedico ai bambini di famiglie omosessuali. Questi bambini in Italia non hanno risonocimenti, non hanno diritti, possono essere abbandonati dal genitore non genetico, possono essere bullizzati e maltrattati da coetanei e dalle famiglie benpensanti.

Andiamo avanti. Lasciamoci l’omofobia alle spalle.

Se sei omofobo, il tuo medico può aiutarti a smettere.Se sei omofobo e sei circondato da persone che ti vogliono bene, probabilmente ti hanno già proposto di smettere.

Se vuoi smettere, puoi farti aiutare da un bravo psicologo. Perché a volte, da soli, non se ne esce. E purtroppo, di cerotti anti omofobia, non ne hanno ancora inventati.

Sembra paradossale: tante persone omofobe dovrebbero curarsi, e invece ritengono che siano gli omosessuali a doversi curare. Ma guarda caso, chi cura gli omosessuali lo fa più o meno di nascosto, o dissimula le proprie attività perché sono contro il codice deontologico.

Ogni anno in Italia si perpetuano nel silenzio tragedie dell’ignoranza. Genitori convinti che i figli siano da curare.
Figli incapaci o impossibilitati a reagire.
Uomini e donne che si odiano e non si accettano perché omosessuali.
Altri uomini e altre donne che odiano una “cultura gay” demonizzata.
Dottori che giocano ad armi impari e che plagiano sulla buona fede di adulti e adolescenti per un tornaconto economico o di gloria.

Questa sigaretta è dedicata a tutti quei giovani ragazzi che confidano la loro omosessualità ai genitori, e ricevono in cambio intolleranza, disprezzo, vessazioni psicologiche e infine torture.

Questa gioventù tradita e sola.

La sigaretta di oggi la dedico a voi.

Se tua mamma è omofoba, dille di smettere.Probabilmente morirò rimanendo con un grande dilemma irrisolto: come è possibile che ci siano così tante mamme indifferenti o addirittura ostili ai loro figli omosessuali? Come è possibile che così tante mamme siano compiacenti o colluse o omertose con una società tanto razzista?

Chi o cosa ha il potere di plagiarle così? Cosa è più forte dell’amore verso i propri figli che si è cresciuti in grembo?
Forse è la paura: ma di cosa può avere aura una donna che ha partorito il figlio che ama.
Forse è la religione: ma allora è proprio vero che la religione non ha nulla a che fare con l’amore.
Forse sono le convenzioni sociali: donne che si sono sposate per forza, e che hanno sgravato per forza come giuvenche. E che ora, con questo figlio gay che gli è capitato, non sanno cosa farsene.
Forse la tendenza a conformarsi è più atavica della tendenza ad amare i propri figli.

Forse.

Fatto sta, che io sogno un esercito di mamme coraggio che venga a salvarci. E allora, se tua madre è omofoba, dille di smettere. Dille che può iniziare ad amarti sin da subito. E che ti aspetti che combatta al tuo fianco e che sia per te un esempio di coraggio.

La sigaretta di oggi, è dedicata a tutte le mamme.
E a tutti i genitori dell’AGEDO, papà compresi.

Io considero l’omofobia una malattia o quanto meno un disagio che hanno alcune cosiddette persone “normali”.

L’omofobia danneggia gli omosessuali, ma anche gli stessi omofobi e la società intera. L’omofobia è un pregiudizio del benessere e della serenità collettivi.

L’omofobo decide di comportarsi in un modo socialmente pericoloso. In questo senso l’omofobia è da considerare una malattia.

E proprio per questo motivo, è chiaro che nessuno di noi è tenuto a guarire per forza gli omofobi. Non si può dire alla gente cosa deve pensare o in cosa deve credere.

Ma allora a noi gay cosa resta da fare? Subire e basta? Stare a guardare i pregiudizi degli altri compromettere la nostra vita dalla giovinezza fino alla morte? No di certo.

Se gli omofobi sono malati, possiamo pretendere che la loro malattia non pregiudichi la qualità della nostra vita, come invece sta avvenendo in Italia.

Se scendo in piazza, non è perché voglio che gli omofobi cambino idea. Ma è perché voglio che la malattia degli altri non appesti la vita degli italiani, compresa la mia. Questo ha senso: contestare lo stato di segregazione. Lottare contro il razzismo. Cambiare lo stato delle cose, non la mente delle persone, né l’opinione pubblica.

Non posso pretendere che un omofobo guarisca. Ma posso pretendere dallo Stato che mi tuteli dai suoi comportamenti illeciti e discriminatori, a prescindere dal fatto che questi comportamenti possano essere socialmente accettati.

Posso pretendere che lo Stato mi tragga dalla condizione di segregazione in cui sono costretto a vivere per evitare quella violenza che la società minaccia di praticare nei miei confronti quando, a detta di qualcuno, la mia semplice esistenza “provoca” o “scandalizza”.

Non dobbiamo odiare gli omofobi, né dobbiamo agitare lo spettro dell’omofobia o della discriminazione. Dobbiamo, piuttosto, prendere atto della nostra condizione di segregazione e sollevarci con da questa ingiustizia con le nostre gambe. Sorretti da chi ci vuole bene.

Più passa il tempo più mi convinco che l’omofobia è razzismo, senza bisogno di ulteriori distinguo.

Più precisamente l’omofobia è uno dei vari mezzi che i razzisti hanno a disposizione per ottenere il loro effetto. Il razzismo, infatti, non è fine a sé stesso, ma ha un obiettivo: la segregazione.
Razzista è chi attua strategie, tattiche o azioni allo scopo di ottenere vantaggi dalla segregazione di alcune categorie o minoranze.

C’è chi è razzista per essere adulato, o per sentirsi più uomo. Chi è razzista per avere visibilità mediatica. Chi per poter avere un quieto vivere. Ma alla fine, per un motivo o per un altro, tanti uomini intravedono nella segregazione altrui c’è un vantaggio (presunto o reale) per la propria esistenza.

Fatto sta che la vita di gay e lesbiche è segregata. Lo dimentichiamo troppo spesso, perché la segregazione che viviamo è perfettamente codificata e dissimulata nell’educazione famigliare, nel costume sociale, nell’addestramento scolastico.

In verità, è segregato il vocabolario con cui parliamo: le parole che usa la legge, ad esempio, sono solo per gli eterosessuali.

Sono segregate le nostre famiglie, che non hanno un nome, né una legge, né un riconoscimento.

Sono segregati i nostri affetti, soprattutto quando siamo adolescenti: affetti difficili da esprimere con serenità e fiducia all’interno del nido familiare, o delle nostre amicizie, perfino le più care.

——–SEGREGAZIONE

Ora arrivo al dunque: denunciando la segregazione denuncio qualcosa di mio, che mi appartiene e di cui posso parlare a pieno titolo. La denuncia della segregazione, se non è vittimista, risulta verace, efficace e si guadagna la solidarietà istintiva dell’opinione pubblica.
Inoltre, sulla segregazione che vivo posso agire nel mio piccolo ed essere efficace. Non mi sento impotente.

———OMOFOBIA

L’omofobia, invece, è il modo di comportarsi tipico di certi razzisti particolarmente maschilisti: l’omofobia è una cosa che appartiene ad altri. Noi la subiamo e basta.

Forse è questo il nostro errore: quando denunciamo l’ omofobia che subiamo, tendiamo a parlarne come fosse una cosa che ci riguarda direttamente. In realtà l’omofobia non ci appartiene.
Ecco perché tante denunce di omofobia, di principio sacrosante, a volte sembrano moraliste, addirittura manipolatorie e non genuine e per questo vengono colte con sospetto dall’opinione pubblica.
Ecco perché poi i Vescovi arrivano ad essere credibili quando dicono che l’omofobia non esiste. Perché noi gay continuiamo a voler parlare di una cosa sulla quale non abbiamo effetto, di cui non siamo nè la causa, nè il fine.

Sembra paradossale, ma in questo post voglio arrivare a condividere questa idea: gli omosessuali non hanno titolo a denunciare l’omofobia. O meglio: hanno titolo a farlo, ma solo in modo “collaterale”.

Sono gli eterosessuali che devono “autodenunciarsi” e affrancarsi da questo male sociale che li travaglia.

L’Italia guarirà dall’omofobia solo quando gli eterosessuali si decideranno ad estirpare questo male.

Noi facciamo bene a denunciare l’omofobia. Ma la comunicazione dovrebbe essere rivolta agli etero. Non ai gay.

Noi gay, se vogliamo affrancarci da qualcosa, dobbiamo affrancarci dalla segregazione.

Lo sguardo maledetto degli spergiuriDurante la visione del documentario “Improvvisamente l’inverno scorso” ho appreso da Barbara Pollastrini che Ministri e Parlamentari giurano sulla Costituzione.

Ergo: Rutelli, Casini, Fini, D’alema, Veltroni, Binetti, Mastella ma addirittura anche il vostro presidente Napolitano: sono spergiuri. Perché hanno detto o lasciato intendere che la nostra Costituzione definisce il matrimonio come unione tra un uomo e una donna.

Tremo a dirlo, ma è così. Ho paura, ma è la verità.

Seprgiuri.

Maledetti speriguri.

Art. 29.

La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.

Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.


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  • Nessuno.
Fiero di essere italiano. Fiero di essere gay.